Imparare a leggere consiste nel connettere due sistemi cerebrali del bambino: quello visivo del riconoscimento delle forme e quello imputato al linguaggio.
L’apprendimento passa attraverso tre fasi: la pittorica, in cui il bambino fotografa le parole; la fonologica in cui impara a decodificare le lettere in suoni; la tappa ortografica, in cui automatizza il riconoscimento delle parole.
Prima che il bambino possa apprendere la lettura, nel suo cervello sono già attivi la comprensione del linguaggio parlato ed il riconoscimento visivo dei segni, cioè le due facoltà essenziali che la lettura ricicla e interconnette. Fin dal primo giorno di vita, il neonato percepisce i contrasti linguistici ed ha attenzione particolare per la prosodia della sua lingua materna ed anzi attraverso la neuroimmagine (usata sempre più frequentemente per studiare il funzionamento del cervello) si è potuto stabilire che la rete neuronale del neonato non è disorganizzata bensì organizzata come quella di un adulto: le competenze linguistiche del bambino riposano già su una rete corticale dell’emisfero sinistro (lo stesso emisfero nell’adulto si attiva quando egli elabora il linguaggio!)
La regione temporale superiore analizza i suoni della lingua mentre il solco temporale superiore sinistro mostra un’organizzazione gerarchica probabilmente legata a una analisi progressiva dei fonemi, delle parole e delle frasi. L’area di Broca (regione frontale inferiore sinistra) implicata nella produzione della parola e nell’analisi della grammatica, nel bambino di soli tre mesi si attiva durante l’ascolto di frasi anche se a questa età egli non sa ancora pronunciare suoni distinti.
Tutte queste precondizioni iniziali si trasformano con l’apprendimento perché il linguaggio ovviamente non nasce già pronto! Durante il primo anno di vita la rete delle aree del linguaggio si specializza gradualmente sotto influenza della lingua madre. A partire dal 6° mese la rappresentazione delle vocali (detta spazio vocalico) si deforma per rappresentare meglio le vocali della lingua madre. Verso gli 11-12 mesi le consonanti convergeranno verso il repertorio appropriato.
Il cervello del bambino estrae, smista e classifica i segmenti di parola come potrebbe farlo un naturalista o uno statistico. Sfrutta le regolarità delle sequenze che ascolta per inferire quali transizioni sonore siano possibili, eliminando quelle che sono escluse. E’ così che estrae le regole fono tattiche della sua lingua. Le statistiche che le sue aree del linguaggio compilano inconsciamente, gli permettono anche di scoprire e ritagliare le sequenze che si ripresentano spesso: saranno queste le sue prime parole.
Verso la fine del secondo anno esplode il vocabolario del bambino mentre si assesta la grammatica. Si stima che nel momento in cui comincia a leggere, il bambino possieda una rappresentazione dettagliata della fonologia della propria lingua, un vocabolario di alcune migliaia di parole e una padronanza delle principali strutture grammaticali e della maniera in cui trasmettono il significato.
In parallelo si struttura il sistema visivo del bambino. Fin dai primi giorni di vita il bambino presta un’attenzione particolare ai volti e questi sembrano già attivare come nell’adulto una parte della regione occipito-temporale destra, specializzazione che si amplificherà nel corso del primo anno di vita. Nel secondo anno di vita il bambino impara a riconoscere un volto anche indipendentemente dal contesto in cui è presentato; tale processo proseguirà fino al decimo anno di vita del bambino. Competenze linguistiche e competenze visive sono molto importanti per l’apprendimento della lettura…
I neuroni della lettura – Stanislas Dehaene
D. Tomassini