Recite per la Scuola dell'Infanzia

Il Gatto dagli Stivali

Alla fine dell'anno scolastico, della Scuola dell'Infanzia, è bello creare un momento di condivisione e conoscenza anche tra i genitori . quale migliore occasione se non invitandoli a cambiare i ruoli con i bimbi e divenire attori, con una recita come puo' essere quella del gatto con gli stivali. storia divertente e piena di colpi di scena per un risultato assicurato. Con il copione gia fatto ecco si parte...

NARRATORE: Tanto, tanto tempo fa, un mugnaio, dopo  una lunga vita di lavoro, chiamò al letto di morte i suoi tre figli

CONTADINA: C’era una volta un piccolo mulino e nel mulino un mugnaio un po’ vecchino ; oltre al mulino aveva un asinello e un gatto grigio, grosso, molto bello. Quando il mugnaio si sentì morire,  chiamò i tre figli e cominciò a dire

MUGNAIO: A te, figlio primogenito, lascio il mulino. A te, che sei il secondogenito, lascio invece l’asino. (tosse) A te, che sei il più giovane, lascio il gatto al quale ero tanto affezionato. E ora, figli miei, abbracciatemi per l’ultima volta.
MUSICA

NARRATORE: E i fratelli rimasero soli.

PRIMOGENITO: Ehi, fratello, siamo stati fortunati. Tu hai l’asino, io il mulino: insieme faremo una fortuna! Quello, invece, con il suo gatto, può andarsene, e subito!

SECONDOGENITO: (risata) Che ce ne facciamo di un socio che porta solo un gatto?

GIOVANE: Hanno ragione i miei fratelli. Che cosa posso fare io con un gatto? Al massimo lo potrò mangiare e con la pelle farmi un collo di pelliccia.

GATTO: Eh…no…no…no un momento! Non siamo precipitosi padrone mio. Procurami solo un paio di stivali per andare nei boschi e un sacco: vedrai che ti sarò più utile da vivo che da morto. Miao

GIOVANE: Beh,  prendi pure i miei stivali: vedremo che cosa sarai capace di fare con un sacco e un paio di stivali.
MUSICA

NARRATORE: Il gatto, così equipaggiato, se ne andò tutto allegro…

GATTO: Basta topi, il mio destino è di esser servitor, di un padrone molto buono e coprirlo tutto d’or.  Corro al bosco con il sacco e vedrai, che là per là, col cervello che lavora, ricchi si diventerà.

NARRATORE: Arrivato al bosco, il gatto mise a terra il sacco bene aperto, con dentro della crusca e del cruschello e si stese li vicino, facendo finta di essere morto. Sarebbe bastato che qualche bestiola fosse entrata nel sacco per mangiare il cruschello, e il gatto l’avrebbe fatta prigioniera in un batter d’occhio. Finalmente una lepre si avvicinò diffidente.

GATTO: Ecco una lepre…faccio finta di niente… Io sono morto! Vedi, lepre, come sono morto?… Ma tu entra nel sacco, da brava, vai a mangiare il cruschello che è tanto buono! Non aver paura del sacco! Su, ancora un passettino…ancora, adesso la prendo: uno, due,…e tre!
NARRATORE: Il gatto chiuse il sacco e catturò la lepre.
MUSICA

NARRATORE: Con la sua preda corse dal re.

GATTO: Ecco, sire, una lepre che lo stesso Marchese di Carabà, mio padrone, ha acchiappato apposta per voi.

RE: Ah, si… Dì al tuo padrone che lo ringrazio. (battito di mani) Cuochi! Che questa lepre sia cucinata con tutti gli aromi e le spezie.

NARRATORE: Da quel giorno il gatto dagli stivali, continuò a portare al re ottima cacciagione oppure il furbo gatto si faceva trovare fuori dalla porta della reggia, come se passasse per caso. E il gatto continuava ad arrivare a corte tutto trafelato…

GATTO: Maestà, ecco due splendide pernici, dono del Marchese di Carabà .

RE: Eh,  basta!

NARRATORE: Il re era veramente incuriosito

CORTIGIANI: Ma chi sarà, ma chi lo sa, questo Marchese di Carabà

RE: Se è tanto bello quanto bravo cacciator, se è tanto ricco come splendido signor, sposo a mia figlia lo vorrei vedere allor!

CORTIGIANI: Ma chi lo sa, ma chi lo sa questo Marchese di Carabà !

NARRATORE: Un giorno il gatto venne a sapere che il re sarebbe andato a fare una passeggiata in carrozza con la figlia, in riva al fiume. Subito corse dal suo padrone…

GATTO: Padrone! Presto! Gettati nel fiume

GIOVANE: Ma che dici, gatto, sei impazzito?

GATTO: Subito nel fiume, presto!

NARRATORE: Il gatto obbligò il suo padrone a togliersi gli abiti e a buttarsi nel fiume. (pausa) Poi corse verso la carrozza del re che stava arrivando.

GATTO: Aiuto! Il mio padrone sta affogando! Aiuto, maestà!

RE: Andate a ripescare il Marchese di Carabà!

GATTO: Grazie, maestà. Il povero marchese è stato buttato nel fiume da due manigoldi che gli hanno anche rubato  i ve… i ve…

RE: Che cosa? i velieri? … i vessilli?… i ventagli?…

GATTO: No: i vestiti!

RE: Ma allora…  corri immediatamente a palazzo e prendi uno dei vestiti più belli del mio guardaroba.

NARRATORE: Il furto dei vestiti era un’altra delle trovate del furbo gatto. Capirete che il famoso Marchese di Carabà non  poteva certo farsi vedere con indosso poveri panni da mugnaio. Quando tornò, il giovane si mise il bel vestito del re; (pausa) poi si accostò alla carrozza e, con molta disinvoltura, si inchinò per ringraziare. La principessa lo vide, e subito chiese al padre di invitare il Marchese di Carabà a fare la passeggiata con loro. Potete ben pensare che il giovane accettò volentieri. Il re si accorse subito che la figlia mostrava interesse per il giovane e, da buon padre, pensò di indagare su chi fosse in effetti questo Marchese di Carabà . Intanto il gatto dagli stivali era corso avanti. Incontrò dei contadini che lavoravano e fece con loro la voce grossa…

GATTO: Fate attenzione! Se non dichiarate che queste terre sono del Marchese di Carabà , sarete fatti a pezzettini come salsicce!

NARRATORE: Dopo un poco arrivò la carrozza…

CONTADINI: Evviva il re! Evviva!

RE: Grazie, grazie, contadini… ma, ditemi, di chi sono queste terre?

CONTADINI: Sono del Marchese di Carabà !

NARRATORE: Il re si voltò ammirato verso il giovane…

GIOVANE: Vedete, sire, è solo un piccolo campicello che rende poche monete, tanto per comprare qualche cartuccia…

NARRATORE: Il gatto intanto era filato via da altri contadini

GATTO: Se non direte che il grano che state mietendo  è del Marchese di Carabà, sarete fatti a salsicce come tanti pezzettini… eh, no, fatti a pezzettini come tante salsicce!

NARRATORE: Ed eccoti la carrozza del re…

RE: Brava gente, di chi è il grano che state mietendo?

CONTADINI: E’ del Marchese di Carabà !

RE: Ah ah!

NARRATORE: Il re era sempre più favorevolmente impressionato dalle ricchezze del marchese e non la smetteva di complimentarsi con lui.
MUSICA

NARRATORE:  Il gatto, intanto, era arrivato davanti a un castello. Con una sfacciataggine inaudita (toc toc) , bussò al portale d’ingresso.

GUARDIA: Chi è?

GATTO:  Caro armigero, potresti dirmi di chi è questo castello?

GUARDIA: E’ di un terribile orco; ti conviene filare via, tanto più che oggi aspetta ospiti per un banchetto

GATTO: Non potevo passare di qui e non fermarmi a riverire il tuo padrone. Annunciami: sono il gatto del Marchese di Carabà, e so fare dei bellissimi complimenti

NARRATORE: Sentendo che il gatto lo voleva riverire, l’orco, che era molto vanitoso, accettò di riceverlo

ORCO: Avanti, gatto! Sentiamo che complimenti sai fare

GATTO: Come siete bello, orco! Che bella barba avete, orco …  che bella pancia grossa, orco…

ORCO: Bravo gatto, coi complimenti ci sai fare. E ora, che cosa mi dici?

GATTO: Mi hanno detto…ma non è possibile… non ci credo… che non siete neanche capace  di trasformarvi in un leone…

ORCO: Chi osa dire una cosa del genere?

GATTO: Ma…le solite malelingue! Però… se mi deste una dimostrazione…

ORCO: Certo! Posso trasformarmi in quel che voglio. Stai a vedere: uno…due…e tre!

NARRATORE: L’orco si trasformò davvero in un enorme leone. Il gatto si prese una tale paura che gli tremarono anche gli stivali. Ma poi si riprese

GATTO: Certo, ci siete riuscito. D’altra parte…un leone…è abbastanza facile: grosso lui, grosso voi… non vedo la difficoltà…

ORCO: Posso trasformarmi anche in una cosa piccolissima, cosa credi?

GATTO: Ma via, non è possibile, e poi ormai sarete stanco…

ORCO: Io sono un orco e gli orchi non sono mai stanchi. Avanti. Domandami una qualsiasi trasformazione.

GATTO : Se potessi osare… vi chiederei, se non è troppo difficile, di trasformarvi in un topolino…

ORCO: Ma certo! Stai bene attento, allora. Uno…due… e tre!

NARRATORE: L’orco, da grande e grosso che era, si trasformò in un topo di quelli piccoli piccoli, e il gatto, che non aspettava altro, con quattro balzi gli fu addosso e se lo mangiò. Tolto di mezzo l’orco, il gatto passò in rassegna tutto il castello…

GATTO: L’orco è morto! Il nuovo padrone del castello è il Marchese di Carabà! Guardie! Servanti! Cuochi! Preparatevi a ricevere il Marchese di Carabà e Sua  Maestà il re  in persona! Il banchetto degli amici dell’orco verrà imbandito per il re. Udite, udite! La carrozza del re arriva!

NARRATORE: Infatti la carrozza passava, proprio in quel momento, nei pressi del castello. Il gatto, con quattro balzi, si precipitò in strada, e …

GATTO: Sua Maestà sia il benvenuto nel castello del Marchese di Carabà !

RE: Non sapevo, marchese che possedeste anche un castello

GIOVANE: Neanch’io, maestà, a dire il vero!

RE: Guarda, guarda…

RE: Ma che bel castello, caro marchese, ma com’è bello!…

PRINCIPESSA: E’ più bello del nostro; caro marchese, è più bello il vostro!

GIOVANE: Son rimasto un po’ interdetto, questa è opera del gatto!

RE: Ogni dubbio è ormai svanito: vuoi il marchese per marito?

PRINCIPESSA: Io lo accetto con piacere, se anche  lui è del parere.

GIOVANE: Son felice, arcicontento, ci sposiamo in un momento.

GATTO: Ora fate colazione, è già pronto nel salone

TUTTI: Ordinate gli sponsali, viva il gatto e gli stivali!

 

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