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Giovedì, 08 Giugno 2017 16:30

Educazione emotivo-affettiva

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C'è una stretta correlazione tra cognitività ed affettività, allo stesso modo tra ambito emotivo ed ambito relazionale.

I tratti dello sviluppo affettivo sono ben leggibili nel globale processo di crescita e di espressione  della personalità del bambino. emozioni e sentimenti creano legami positivi o negativi fra le persone e nei rapporti con gli esseri viventi e le cose.

L'educazione affettiva , fondamento nella scuola dell'infanzia, si propone di sviluppare la fiducia, la la disponibilità, l'accettazione a collaborare, riducendo la paura, l'ansia, l'aggressività ed il rancore. questo grazie a percorsi didattici che sfruttano il gioco e l'esplorazione, l'ascolto e il raccontare le proprie emozionbi ed i sentimenti.

L'uso dei travestimenti ed il gioco di finzione assumendo vari ruoli aiuta il bambino a buttar fuori le paure imitando e drammatizzando proprio ciò che lo spaventa e lo colpisce.

Può accadere che blocchi emotivi siano da porre in relazione con una distorta percezione della realtà, con un'autoimmagine negativa, o con passate esperienze di frustrazione e di insuccesso.

Per arricchire la gamma delle risposte emotive del bambino, lo si può invitare ad interpretare personaggi reali o fantastici , a recitare ruoli specifici che lo aiutino a provare altre esperienze altri approci con gli altri con cui spesso non sa relazionare. Al riparo di un personaggio o di un ruolo, il bambino concede di più a sé stesso di lasciarsi andare a gesti ed emozioni che solitamente nega.

Questo tipo di attività permette all'alunno represso di esprimersi e verificare che l'energia così liberata non è distruttiva nè per sè nè per gli altri, permette al bambino che si sente impotente di provare la sua importanza, vivendo ruoli vivendo ruoli che la sottolineano pur senza implicare aggressività.

Nel favorire la costruzione di un'immagine di sé positiva, gli interventi educativi dovrebbero dunque concentrarsi sul rafforzamento della fiducia nella capacità di riuscire a fronteggiare eventuali difficoltà responsabilizzando con piccoli compiti sempre più impegnativi man mano che il bambino si rafforza.

Osservando i comportamenti che il bambino non utilizza, ad esempio far valere un proprio diritto, affrontare la competizione o la contesa, accettare la sconfitta, porgere aiuto ad un amico, collaborare, l'insegnante può predisporre situazioni di gioco o di drammatizzazione che consentano di sviluppare i comportamenti che si vogliono accentuare o risolvere.

Il gioco libero è il contesto più adatto a valutare ed osservare il bambino impegnato in attività spontanee e rappresenta un mezzo essenziale di valutazione dei processi educativi che si stanno applicando.

Letto 10410 volte Ultima modifica il Martedì, 13 Novembre 2018 13:08

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